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di Alberto Zecchi

Questa gara può aprire nuovi orizzonti o distruggere entusiasmi precari. Chilometri e dislivello sono impreziositi da lunghi tratti tecnicamente molto impegnativi che non lasciano spazio all'improvvisazione.
La prima salita smorza subito i bollenti spiriti, 1300 metri di dislivello positivo con uno sviluppo modesto portano su una bellissima cresta dove il panorama è una favola.
Baciati dal sole, nel cielo azzurro ammiriamo un affascinante mare di nubi decisamente più in basso di noi dal quale sbuca un corollario di creste alpine.
Siamo già sulla prima cima, Monte Menna. Si infila un'altra cresta e qui la situazione cambia drasticamente. E' tutta roccia, si inizia quasi subito a usare le mani e di li a poco ci si deve affidare esclusivamente alle corde per superare passaggi di arrampicata per la verità abbastanza facili ma complici le centinaia di metri di vuoto sotto le chiappe e le suole delle scarpe bagnate ed infangate nessuno ha osato fare il free climber.
Seguono tratti non attrezzati, in fortissima pendenza su esigua traccia con fondo instabile.
Concentrazione massima, esistono solo mani, piedi e un ristretto campo visivo.
Però quando la circostanza lo concede si rubano visioni di baratri insondabili, canaloni tormentati, cattedrali rocciose con guglie e pinnacoli sospesi nel vuoto.
Ambiente di straordinaria bellezza e assolutamente severo.
Ancora corde ed alcuni punti sono proprio verticali.
L'ultimo è lungo diversi metri, faccia a monte, natiche in fuori ci si cala aiutandosi puntando i piedi sulla paretina.
Maga SkyMarathon - La GaraAlla fine di questo parco avventura d'alta quota c'è un sentiero che permette di correre fino ad arrivare sul versante di un altro monte nei pressi di Capanna 2000. Qui il pubblico, il tifo, la musica a palla e uno speaker infervorato danno la giusta carica per proseguire il viaggio.
Poco oltre spunta fra le nebbie la piramide rocciosa della cima che puntiamo e complice il gioco di nubi pare tremendamente in alto.
Anni luce più su!
Ma siamo qui per questo, la voglia è tanta e la determinazione anche.
La traccia si impenna e dopo aver superato numerose placche calcaree un tratto attrezzato ci conduce ad un infido canalone ed un breve tratto quasi verticale viene superato con l'aiuto di fittoni metallici.
Siamo in alcuni punti sempre al limite dell'arrampicata ma il terreno è più appoggiato e la progressione è agile e sicura.
Ecco sotto le scarpe la seconda cima, Pizzo Arera.
Si scende facile ma per poco. C'è da attraversare un ripidissimo pendio completamente sassoso e gli appoggi sono un po' precari.
Si segue poi la massima pendenza ed un breve tratto di corde aiuta a superare un insidioso risalto.
Si scorge il prato e si pensa ad una tregua ma è un pensiero effimero che dura un battito di ciglia. E' si prato ma l'inclinazione non è delle più raccomandabili, la traccia è inesistente, si scivola ed è costellato di piccole gobbe e buche.
Prima di raggiungere delle belle praterie più umane si supera ancora un traversino roccioso e qualche saltone scoppia ginocchia.
E' calato un bel nebbione e tutto si fa ovattato. Sento qualcuno poco avanti a me ma non vedo nessuno e poi l'attenzione è attratta da un altro rumore.
Una specie di fruscio, di respiro e di crepitio del quale in un primo momento non so dar spiegazione. Solo quando ci sono praticamente dentro mi accorgo dell'enorme gregge di pecore.
Ehi ma nessuna ha il campanellino al collo?
Qualcuna non poteva belare?
Nessuna risposta.
Raggiungo i fantasmi di prima ed assieme affrontiamo la nuova salita.
Questa è quella facile, in un attimo siamo siamo su.
Terza cima, Monte Grem. Una cresta erbosa discendente ci fa guadagnare infiniti pratoni, si cerca di correre sciolti ma si è in ogni caso sempre un po' in frenata e i quadricipiti iniziano ad innervosirsi.
Si arriva al Colle di Zambla e poco oltre attacca l'ultima salita della serie. In partenza correva voce che se non si è stati capaci di amministrare bene le forze diventa letale. Attacca tranquilla nel bosco, diventa impegnativa su un ampio canale pietroso e diventa brutale nel tratto finale dove ancora una volta si mette mano alla roccia.
Quarta cima, Monte Alben.
La discesa è un cinema.
Un incredibile ed estenuante zig zag fra grandi massi, rocce, salti, gradoni, cumuli di pietre e buche. Se non altro non si è in esposizione e non c'è rischio come in precedenza di volar via per qualche centinaio di metri ma è certo che cadere qua sarebbe molto ma molto doloroso.
L'alpeggio ed un morbido ed invitante prato ti fan sentire aria di traguardo ma ancora una volta la sorpresa è dietro la prima curva.
Il sentiero nel bosco è ben marcato e largo ma il fondo su pietrame, placche lisce e radici risulta infido e bagnato quanto basta per scivolare per bene. Un altro infinito traverso fra su e giù porta in un'accogliente pineta che in men che non si dica ti sputa sulle ultime centinaia di metri asfaltate.
Ora, a meno che non mi facciano prima arrampicare anche sul campanile della chiesa, mi sento davvero all'arrivo.
Taglio il traguardo ed il bisogno primario è sedersi. Frego un po' sbrigativamente una sedia ad una tizia e li ci rimango per un tot di minuti con lo sguardo perso nel vuoto.
Non sto male, non ho dolori, mi sto semplicemente godendo il momento.
E' stata una giornata memorabile e sono completamente soddisfatto.
Che gara!
Ci avevo già provato anni addietro, ma l'incapacità di gestire in modalità agonistica certe difficoltà mi avevano annientato e per lo stress nel primo punto utile mi ero ritirato.
Ora è stata tutta un'altra storia.
Ho preso il drago per mano ed insieme siamo arrivati in fondo!

43) ZECCHI ALBERTO - RUNNERS VALBOSSA  7.48'42"

Alberzek

5 commenti
  1. FabioDigiVeg 10 settembre 2014 alle ore 07:42  

    Grande Alberto...vedo che il Monviso trail non ha lasciato strascichi.... complimenti per la prestazione! Dal racconto poi deve essere stata una gara spettacolare, spero di potermici cimentare anch'io in futuro.

  2. Silvano 10 settembre 2014 alle ore 11:58  

    Sempre in cima. Mitico complimenti

  3. gilda 10 settembre 2014 alle ore 23:10  

    il ritorno di alberzek!

  4. Unknown 11 settembre 2014 alle ore 00:14  

    Sei un mito!!!!!!!!!!!!!!!

  5. Paolo Negretto 11 settembre 2014 alle ore 13:32  

    Complimenti per la gara e l'articolo molto bello